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Femina: Storia del Medioevo attraverso le donne che sono state cancellate

Femina: Storia del Medioevo attraverso le donne che sono state cancellate di Janina Ramirez (traduzione di Roberta Zuppet)
Il Saggiatore • saggio storico • 487 pagine
Letto su: ebook • MLOL

Voto lettura: 2 stelline
Acidità della lettrice: note acidule di retrogusto
Lo consiglierei a: chi non ha mai letto di storia delle donne e vuole conoscere meglio le donne del Medioevo
Lo sconsiglierei a chi: ha già una conoscenza dell’argomento e rischia di stare con le sopracciglia alzate per tutto il tempo della lettura.

Ero molto curiosa di leggere questo saggio… che però secondo me manca un po’ le premesse per diversi motivi (anche se in parte il “problema” sono la copertina e le scelte degli editori per il lancio).

Secondo me l’autrice voleva fare due cose:

  1. scrivere delle donne del Medioevo inglese e al massimo donne come la Guerriera di Birka, che in quanto vichinga può essere comunque legata a questa parte di Europa, donne che sono state ridimensionate e raccontate in maniera discutibile già dai loro contemporanei.
  2. affrontare il tema dei bias culturali degli storici e di come questo possa creare fraintendimenti ed errori veri e propri. Torno alla guerriera di Birka, una donna vichinga sepolta con le armi, grandi onori e simboli che potrebbero ricondurre alle sue capacità di stratega – quindi non solo una donna combattente, ma una condottiera, comunque tenuta in gran conto dagli uomini suoi pari. Il genere di questa donna è stato determinato recentemente con un’analisi approfondita del DNA, facendo schiumare di bile un sacco di storici e persone random che hanno un’idea del Medioevo basata sugli stereotipi.

Qualcosa però a un certo punto non funziona

Aver allargato il campo a “tutta” l’Europa da un lato esclude donne importantissime, come Matilde di Canossa, Santa Chiara e Trotula e le mediche di Salerno, per citare alcune figure del Medioevo italiano molto particolari e molto interessanti, e come loro ce ne saranno molte altrettante che mi sono ignote provenienti da altri Paesi europei. Certo, se da un lato non si potevano inserire “tutte” le donne europee del Medioevo, allora però perché inserire Ildegarda da Bingen o Santa Edvige (patrona della Polonia e icona dei movimenti indipendentisti per metà del XX secolo!), che tutto sono meno che cancellate? Ildegarda forse capisco il senso, perché serve a dare un paragone per parlare di Margery Kempe, che sulla fama di Ildegarda e di Santa Brigida decide di costruirsi una carriera da mistica, però l’allargamento del campo di ricerca secondo me rende il saggio un po’ zoppicante. 

Anche donne del Medioevo inglese citate però ricompaiono anche nei romanzi di Bernard Cornwell, come mi hanno segnalato delle amiche, quindi “cancellate”… boh, non so. 

Tolto questo mio grosso punto di domanda, il saggio mi è sembrato interessante però credo che l’autrice a sua volta abbia dei “contro-bias”: spesso sembra ricostruire cose che non sappiamo o non emergono dai documenti e dalle tracce in modo che convalidi la sua visione, che è lo stesso modo con cui lavorano gli storici maschilisti. E questo mi fa pensare che due torti non fanno una ragione, sinceramente: per quanto è vero sicuramente che il Medioevo non era quei “secoli bui” che raccontano gli stereotipi, è anche vero che le donne che godevano di libertà maggiori o che hanno avuto la capacità, la forza e anche le condizioni giuste per emergere in un mondo comunque non era fatto su misura per loro… però “inventare” è sempre rischioso.
Ho trovato inoltre delle imprecisioni di traduzione, come il “mais” in Inghilterra nel 1390… che mi stridono. 

Non lo so, potrebbe essere interessante per chi non ha mai letto di questo argomento di certo, chi è appassionato di storia e/o di figure femminili del passato probabilmente resterà deluso o almeno con dei punti di domanda.

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